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"Sarebbe stato innaturale operare delle distinzioni rigide tra le diverse parti del libro, dividendolo in "segmenti", mentre è piuttosto utile seguire il "sentiero di circolazione" della lettura sulla mappa generale. Per questo il libro comincia con "Alexandra", per poi proseguire con i racconti brevi che introducono note relative alla storia, alla guerra e ai ricordi familiari, alla base della poetica e della visione del mondo di Sokurov, esposte poi nei "Diari e quaderni di lavoro ", fino ad arrivare agli .Appunti per delle lezioni di filosofia", i quali per il tono poetico rimandano più allo stile recondito dei diari che ad un essai di intento filosofico-estetico. Da questa prosa intima l'autore conduce poi il lettore alle "Elegie", seguite da una specie di "lettera a se stesso" intitolata "Il mio posto nel cinema". Il libro si conclude infine con ¡1 frutto delle riflessioni su Ejtenstejn, i cui disegni servono in realtà a Sokurov come spunto per rileggere di nuovo il mondo e l'arte, oltre che se stesso. In questo modo il lettore, condotto dalle steppe Cecene alle silenziose stanze del Cremlino fino alle isole giapponesi, può avvertire la vita pulsante dello spirito dell'autore e diventare testimone di come egli si senta in questo mondo - immergendosi nell'intimità dei suoi diari e delle memorie, e superando così l'apparente non-fluidità di un'opera non omogenea." (Dalla postfazione di Alena Shumakova)